Prima o poi arriva e, se è la prima volta, crea apprensione e ansia nei neogenitori. La febbre nel neonato è un passaggio obbligato, per cui meglio informarsi prima per sapere bene cosa fare e quando chiamare il pediatra.
La febbre non è altro che l’aumento della temperatura corporea al di sopra dei valori normali.
Per il bambino, questi valori variano leggermente nel corso della giornata e possono essere lievemente più elevati dopo pianto intenso e dopo la poppata.
Può essere considerato febbrile un valore al di sopra di 38°C della temperatura misurata per via rettale.
Di cosa si parla:
La febbre non è una malattia. L’aumento della temperatura corporea viene causato da sostanze che si liberano durante la produzione delle difese naturali ed è esso stesso uno dei meccanismi attraverso il quale l’organismo del bambino si difende quando viene aggredito dall’esterno da un virus o da un batterio, che prediligono una temperatura più bassa. Il corpo, con l’innalzamento della temperatura, viene reso più svantaggioso per gli organismi invasori.
Dunque ho capito che quando c’è febbre sta succedendo qualcosa: c’è una battaglia in corso, c’è una infiammazione, c’è un attacco per cui è bene individuare subito la causa della febbre (effetto).
Mi sono informata bene ed ho letto le prescrizioni del Ministero della Salute (e nel frattempo ho fatto mooolta esperienza sul campo!!).
• Se vostro figlio ha meno di 3 mesi di vita, è opportuno consultare il pediatra con sollecitudine.
• Se invece ha più di 3 mesi, ricordate che il livello della temperatura (cioè una febbre più o meno alta) non è sufficiente da solo a far capire se la malattia è lieve o grave.
È importante sapere che bisogna guardare il bambino più che il termometro per decidere quando è il caso di preoccuparsi e consultare il pediatra con sollecitudine, o quando, invece, è possibile rimanere tranquilli, almeno per un po’, ad aspettare l’evoluzione spontanea della malattia. Nella maggior parte dei casi va verso la guarigione spontanea in 2-4 giorni.
Voi che conoscete bene il vostro bambino, potete ricavare dalla semplice e normale osservazione del suo comportamento alcune caratteristiche che possono aiutarvi a capire quando stia male davvero. Annotate queste caratteristiche (l’aspetto, l’agitazione, lo stato sofferente, il tipo di riposo che riesce ad avere, la presenza di difficoltà a respirare) e comunicatele al vostro pediatra.
Lo aiuterete a capire se si tratta di un problema banale o importante e, soprattutto, lo metterete nelle condizioni di programmare la visita al momento più giusto.
Quando il bambino si comporta in questo modo e non c’è nessun altro disturbo, la malattia che ha provocato la febbre è molto probabilmente lieve.
Nel caso in cui le condizioni del bambino non cambiano, si può aspettare un altro giorno prima di consultare nuovamente il pediatra (se il bambino ha un’età maggiore di 3 mesi).
Nell’attesa, quando durante le puntate febbrili il bambino mostra malessere o irritabilità, potete continuare a somministrare un farmaco antipiretico.
Se invece la febbre nel neonato è molto alta (39 – 40°C) e, nonostante la somministrazione del farmaco, non scende nemmeno un po’ e il bambino vi sembra sofferente, oppure se ci sono altri disturbi che vi preoccupano, consultate il pediatra con sollecitudine.
Possono essere utili degli accertamenti?
Qualche volta per capire l’importanza della malattia e la sua causa, il pediatra può avere bisogno di ricorrere, oltre che alla visita, anche a qualche accertamento. In particolare nei bambini così piccoli, in caso di febbre può essere utile eseguire un esame delle urine.
Per questo motivo cercate, se possibile, di raccogliere una piccola quantità di urina del bambino poco prima della visita dal pediatra, e di portarla con voi al momento di andare in ambulatorio. Altre indagini potranno essere eseguite, quando possibile, direttamente nello studio del pediatra, altrimenti, se il vostro pediatra lo riterrà necessario, presso un laboratorio esterno.
Se è necessario, potete fare uscire il vostro bambino: per esempio per trasportarlo a casa di altri familiari (per permettervi di andare al lavoro o svolgere altre incombenze) oppure per portarlo alla visita pediatrica o al laboratorio a eseguire delle analisi.
Fare uscire il bambino non comporta alcun rischio per la sua salute, le condizioni atmosferiche non influenzano l’andamento delle malattie.
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