Ultimamente mi sono trovata di fronte alla necessità di infondere fiducia nelle proprie capacità a mio figlio Leone. Il mio problema era cercare di capire come aumentare autostima nei bambini.
Come già raccontato il problema è emerso quando ci siamo trovati nella condizione di togliere le rotelle alla bicicletta e di imparare ad andare senza.
La cosa è avvenuta insieme ad un amichetto che è stato molto più veloce di lui e Leone ha accusato il colpo.
La cosa si sta ripetendo anche agli allenamenti di calcio dove, probabilmente, il piccolo si accorge che ci sono molti bambini più bravi di lui e questo lo intristisce. Così la voglia di giocare e di divertirsi gli passa.
Di cosa si parla:
Per questa ragione ho ripreso uno dei libri che vi ho già consigliato ed ho studiato il capitolo che mi interessava. Ho scoperto che ci sono tre strade che bisogna perseguire è che sono tutte molto importanti:
È importante, se non vitale, per i bambini sperimentare il successo. Quindi essere incoraggiati nelle cose che fanno.
E’ importante e necessario complimentarsi con loro, fargli capire che sono stati molto bravi per quello che hanno fatto.
Quando le persone (succede a tutti, anche a noi) si scontrano con le difficoltà si scoraggiano. Questo non permette di concentrarsi e di dare il massimo.
Se da adulti abbiamo una consapevolezza diversa, da bambini la cosa può risultare devastante. Quando i bambini si scontrano con le difficoltà inevitabilmente pensano di non essere all’altezza, di non essere competenti, di non essere abbastanza bravi.
Questo loro pensiero influisce direttamente sulla qualità del risultato.
Insomma, se un bambino pensa di non essere all’altezza poi effettivamente non è all’altezza.
Non accentuare le incapacità e non intervenire quando il bambino non riesce a fare qualcosa.
Per quanto posso, cerco di sforzarmi di non pronunciare mai la frase
“non sei ancora capace di…”.
Cerco di spiegare invece come si fa e concedo il tempo per imparare.
Quello su cui faccio molto affidamento è insegnargli il fatto che per fare bene le cose c’è bisogno di allenamento, di provare, di sforzarsi a fare. Anche se è lungo, anche se è faticoso, anche se i risultati non arrivano subito.
Quello che ripeto spesso è che per fare bene una cosa difficilmente basta un solo tentativo.
Sì, però, cosa fare quando il bambino è in difficoltà e sembra scoraggiato?
Intanto non bisogna criticare il suo stato d’animo, né tantomeno negarlo.
Se lui si sente scoraggiato o affranto non è giusto pronunciare frasi come
“non puoi essere triste”,
“non puoi essere affranto”,
“che bisogno c’è di arrabbiarsi tanto?”
o sminuire come
“dai non è niente”,
“perché disperarsi così, è solo un gioco”.
E questo perché non sempre abbiamo avuto genitori in grado di fermarsi e di ascoltarci davvero.
Con Leone mi sforzo sempre di aprirmi, dedicandogli attenzione e rispettando i suoi sentimenti.
Quando lui parla, io lo ascolto con attenzione. Cerco di capire. Non amo quei genitori che, invece, sono perennemente insegnanti e cercano di dare sempre risposte, anche quando non le hanno.
Molto spesso è più utile rimanere in silenzio ad ascoltare che parlare a sproposito.
Gli psicologi consigliano di creare empatia. E’ una cosa fondamentale da creare con i propri figli e consiste essenzialmente nel descrivere una situazione o uno stato d’animo un problema.
Semplicemente descrivere un momento, una azione, un sentimento, non giudicarlo, non caratterizzarlo come buono o cattivo, bello o brutto, utile o dannoso ecc.
Se nostro figlio è arrabbiato, allora basterebbe dire:
“Vedo che sei arrabbiato…i non ti va di andare a scuola”
“Tua sorella ti ha proprio fatto infuriare oggi…”
Questo atteggiamento del genitore dovrebbero rassicurare il bambino, il quale percepisce che la mamma o il papà lo comprendono appieno.
Capite quanto è rara e preziosa questa cosa?
A questo punto il bambino non ha bisogno di alzare alcuno schermo ma può aprirsi quando lo vorrà.
Ogni mattina Leone quando si veste è molto lento e mi scappa la frase
“ma quanto tempo ci vuole per infilare una maglia e un pantalone?”
Non è una bella frase perché il bambino può percepire il messaggio che lui lo faccia apposta o che non sia in grado di farlo più velocemente.
Bisognerebbe mettersi nei suoi panni (!!) e cercare di descrivere la difficoltà con una frase del tipo:
“queste maglie sono proprio complicate, non si sa mai dove infilare le mani “
E magari far seguire un sorriso una battuta.
In questo modo il bambino percepisce la maggiore fiducia che il genitore ripone in lui e di conseguenza anche lui ne ha in più in se stesso. Cercherà di superare da solo la difficoltà e soprattutto non si sentirà umiliato.
La frase più gettonata del genitore qualunque è:
«perché non guardi dove metti i piedi, non vedi che cadi?»
Confesso l’ho detto centinaia di volte ma è sbagliato.
Rimproverare un bambino che si è appena fatto male, prova dolore, credo che sia una tortura dunque vietata dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo (!).
Anche in questo caso sarebbe meglio provare empatia e descrivere semplicemente la situazione tipo:
«Quel ginocchio tutto sbucciato deve farti un gran male…»
Anche in questo caso è importante descrivere le situazioni.
Che siano successi o fallimenti bisogna dare al bambino gli strumenti per capire perché è stato bravo e perché eventualmente non lo è stato.
Anche in questo caso è opportuno instaurare un dialogo. Non dare giudizi e non frustrarlo.
Il primo giorno che abbiamo tolto le rotelle alla bicicletta Leone era visibilmente abbattuto perché non era riuscito ad imparare. Aveva fatto 6-7 tentativi (!) ma niente, mentre il suo amichetto era stato più bravo.
Dal canto mio ho cercato di incoraggiarlo e di spiegargli che ci sono bambini che imparano più in fretta. E ci sono bambini che devono tentare più volte e questo non significa essere più bravi o meno bravi.
Ho provato a spiegargli che ci sono bambini che possono essere più portati per fare determinate cose e meno in altre.
Ho provato a spiegargli che se si fosse impegnato e se si fosse sforzato con attenzione, avrebbe sicuramente imparato ad andare in bicicletta senza rotelle anche meglio e più in fretta del suo amichetto.
La cosa deve aver sortito un grande effetto nella mente di Leone che per diversi giorni ha voluto allenarsi. Quando abbiamo rivisto, dopo 10 giorni, il suo amichetto, Leone era diventato realmente più bravo di lui.
A quel punto è stata una grande gioia perchè ha capito effettivamente come ogni sforzo e ogni allenamento può produrre dei risultati.
Con questa esperienza, attraverso un apprendimento emotivo , lui ha potuto comprendere la delusione di un fallimento iniziale ed il successo ottenuto con gli sforzi.
Se avete bisogno di un decalogo intanto potete rifarvi a questo su come essere un buon genitore che ritengo la mia “Bibbia”.
Quest’anno a casa nostra da qualche giorno è comparso un Elfo di Babbo Natale. E’ un tipino simpatico che appare… Read More
Mettiamoci al lavoro insieme ai nostri figli per passare delle ore insieme e prepararci alla festa più bella dell'anno I… Read More
Quando dico a qualcuno che ho scelto una alimentazione sana per il mio bambino e che fino a tre anni… Read More
La scelta del regalo giusto per un bambino di 6 anni può essere difficile, ma non preoccupatevi, siamo qui per… Read More
E' una infezione banale che potrebbe presentarsi poco dopo le dimissioni dall'ospedale Come prevenire e curare la congiuntivite neonatale? Alla… Read More
Ecco gli 8 libri che mi hanno aiutato ad affrontare il momento più impegnativo della vita: dalla gravidanza ai primi… Read More
Leave a Comment