Steiner e l’educazione steineriana: scopriamo cos’è

Educazione steineriana?

L’educazione steineriana è un altro approccio filosofico che è utile conoscere. Come genitori non si finisce mai di imparare (e di sbagliare) quindi è sempre utile allargare gli orizzonti.

La pedagogia Waldorf o steineriana – secondo Wikipedia – è un approccio educativo sviluppato a partire dal 1919 su indicazioni di Rudolf Steiner (1861-1925). Pur incorporando elementi comuni ad altri approcci pedagogici, i suoi elementi specifici e identitari sono ritenuti pseudoscientifici. Steiner e l’educazione steineriana hanno contribuito alla nascita di scuole che si ispirano alla pedagogia steineriana.

Sono oggi diffuse in tutto il mondo e coprono l’arco educativo che va dal pre-asilo fino a diciotto anni. Oltre alle scuole esistono anche istituti di pedagogia curativa. Secondo un rapporto ufficiale del 2019 sono presenti a livello mondiale 1182 scuole Waldorf delle quali 804 in Europa e 33 in Italia.

Oggi voglio presentarvi Dani di www.ifiorielestelle.it, mamma appassionata di pedagogia. Sul suo blog parla di pedagogia steineriana e si sta formando come insegnante steineriana. Sua figlia ha frequentato un asilo Waldorf e sta frequentando una scuola Waldorf.
Vediamo in cosa consiste questa filosofia educativa attraverso le parole di Dani.

Steiner e l’educazione steineriana: Cos’è un bambino? Cosa significa essere genitori? Come dobbiamo educare i bambini piccoli?

Quando arriva un bambino, porta un enorme cambiamento nella vita dei genitori. Tutti ci troviamo ad affrontare domande, dubbi, momenti di sconforto nell’accudire un bambino. Dobbiamo affrontare i cambiamenti che comporta il suo arrivo e le trasformazioni che avvengono in lui col passare del tempo.

Io penso che sia importante partire dalla consapevolezza e chiedersi prima di tutto: cos’è un bambino?
Un bambino è un essere che arriva nel mondo, da dove arriva?

Dal niente?

Credo che guardando negli occhi un bambino non possiamo non vedere qualcosa che ci porta lontano. E’ un essere indifeso e bisognoso di cure, ma allo stesso tempo riusciamo a cogliere qualcosa di più.

Fisicamente non ha nessuna autonomia, deve imparare tutto, deve svilupparsi. Ma ad un altro livello conosce tante cose: non è un vaso da riempire, un foglio bianco su cui noi dobbiamo scrivere, ma un essere che porta con sé un bagaglio, la sua individualità, insieme alle caratteristiche ereditate geneticamente.

Il bambino è saggio, c’è una scintilla dentro di lui, qualcosa che lo guida verso ciò di cui ha bisogno e che lo porta ad accogliere tutto ciò che gli serve dal mondo che lo circonda, per imparare a vivere sulla Terra.

Steiner e l’educazione steineriana: Cosa dobbiamo fare come genitori

Per essere genitori o educatori è necessario conoscere l’essere umano. Un uomo è un essere formato da un corpo fisico, che è quello che eredita, da un’anima, attraverso cui si relaziona al mondo esterno con sentimenti di piacere o dispiacere. Ha anche una componente individuale, la sua parte spirituale, l’essenza, il nocciolo del suo essere. Questa sua componente è eterna, proviene da un’altra dimensione e si inserisce in quella terrena.

Come genitori abbiamo il compito di aiutare la vita. Con cura e amore dobbiamo guidare e accompagnare, creare le condizioni più adatte perché i nostri figli possano svilupparsi in maniera armoniosa. Solo così potranno diventare adulti capaci di portare nel mondo la propria azione libera. Un’azione libera è non condizionata, è un’azione che scaturisce dall’interiorità, dalla propria essenza spirituale.

E perché l’essenza spirituale si possa inserire in maniera armoniosa nell’organismo del bambino, deve trovare le condizioni migliori per potersi sviluppare pienamente.

Steiner e l’educazione steineriana. Cosa serve al bambino per svilupparsi in maniera armoniosa?

Prima di tutto bisogna essere consapevoli delle differenze tra un adulto e un bambino. Un bambino ha uno stato di coscienza diverso dall’adulto, per questo ha una vita interiore molto diversa: non vive nel pensiero, ma vive soprattutto nel movimento, nell’azione.


Un bambino piccolo non si sofferma a pensare di fronte a un oggetto: agisce di impulso e lo prende. Questo perché non è ancora sviluppato per poter portare coscienza su qualcosa, vive nelle percezioni, si sta formando piano piano i concetti sulle cose del mondo. E’ un processo lento e graduale. Per questo non possiamo pretendere che sia capace di distinguere tra un oggetto con cui può giocare e uno che non può toccare.

E anche se glielo abbiamo detto mille volte, la sua coscienza non è ancora in grado di prendere in considerazione ciò che gli viene detto direttamente. Gli istinti prevalgono e l’azione arriva subito. La capacità di mettere coscienza sulle cose arriva piano piano, lungo un lento e graduale sviluppo.

Steiner e l’educazione steineriana: l’esperienza e la coscienza

Se lasciamo fare esperienze al bambino piccolo attraverso l’azione, imparerà anche a pensare, ma con i suoi tempi. Se invece ci mettiamo noi in mezzo sgridando, dicendo “no!”, spiegando cose che non può capire, siamo soltanto un ostacolo al suo apprendimento. La testa del bambino si sveglia attraverso il movimento, l’esperienza diretta, l’azione, ma deve svegliarsi lentamente e gradualmente, deve seguire delle tappe.


La coscienza si deve svegliare, ma non troppo presto e al ritmo giusto. Altrimenti il bambino si indebolisce: tutte le forze vitali, durante i suoi primi anni di vita, sono concentrate sullo sviluppo del suo organismo e non devono essere portate nel pensiero.

Rudolf Steiner ci parla di tre qualità dell’anima: la volontà, il sentire, il pensare. Il bambino piccolo vive nella volontà, è sempre in movimento e non ha una coscienza sveglia, ma agisce di istinto. Se può sviluppare la sua volontà liberamente, le attività che compie lo portano, attraverso il gioco, ad avere una vita interiore che piano piano si sviluppa. Questo porta al risveglio della sua coscienza e quindi impara e cresce.

Steiner e l'educazione steineriana: diventiamo genitori migliori

Quindi noi genitori cosa dobbiamo fare?

  • Creare le condizioni adatte affinchè possa muoversi liberamente e fare esperienze in sicurezza. In questo modo potremo evitare di dire continuamente no! E le esperienze che il bambino potrà fare saranno davvero formative.
  • Favorire un ambiente sicuro. Un bambino che viene continuamente ripreso, sgridato, minacciato o peggio ancora picchiato, non si sente al sicuro e non può concentrarsi sul suo sviluppo.
  • Non interrompere e non intervenire se non è necessario. Non ha bisogno che guidiamo il suo gioco, ha bisogno di tempo per entrare nell’attività che ha intrapreso.


I bambini ci imitano

I bambini hanno bisogno di trovare negli adulti di riferimento e un esempio.
I primi anni di vita sono caratterizzati da un’apertura totale verso il mondo. Il bambino accoglie, senza coscienza, tutto ciò che proviene dal mondo esterno, ma non solo le azioni e le parole, anche i pensieri e gli stati d’animo arrivano al bambino e lo influenzano nel profondo.


Quando siamo con i bambini da 0 a 7 anni soprattutto, teniamo conto del fatto che ci imitano, non in maniera consapevole, ma naturale. Ciò che siamo, più di ciò che facciamo di fronte al bambino, ha una reale influenza sulla sua persona e andrà a formare l’adulto che sarà.
Ecco perché l’autoeducazione è molto importante. Ma questa consapevolezza non deve spaventare: i nostri figli sentono soprattutto l’amore e il nostro sforzo ad essere migliori per loro.

Steiner e l’educazione steineriana. Poche parole, molti fatti

Con i bambini piccoli servono le azioni, i gesti, non le parole. Parlare va bene, ma non per spiegare i concetti. Parliamo ai bambini per raccontare cosa facciamo, cosa succede, perché loro imitano e apprendono il linguaggio vivendolo. Ma spiegare le cose, spiegare perché vogliamo che facciano o non facciano qualcosa, non è utile.

Troppe parole confondono, i concetti non vengono colti, e non possiamo pretendere che capiscano.


Se dobbiamo spiegare qualcosa, usiamo pochissime parole e tante immagini, non concetti astratti e aridi, che non afferrano e che non portano qualcosa di vivo. Vi è mai capitato di vedere che vostro figlio si ribella alle spiegazioni lunghe? Ecco, loro sanno di cosa hanno bisogno e cosa invece non serve o nuoce.

Le nostre azioni educano quando siamo indaffarati in attività che richiedono un movimento. Per esempio quando svolgiamo azioni sensate che hanno uno scopo evidente: stare al computer tutto il giorno non è utile come esempio per il bambino.

Purtroppo, lavorare al computer è una necessita della maggior parte delle persone del nostro tempo, ma è bene essere consapevoli che per il bambino non è un esempio utile, non è un’azione sensata.

Per questo è complicato lavorare al computer in presenza dei bambini: vengono subito a richiedere la nostra attenzione!

Se, invece, in casa siamo in attività e svolgiamo lavori sensati, utili, con uno scopo evidente e tangibile, il bambino è più tranquillo. Può restare nel suo gioco in autonomia oppure può partecipare alla nostra attività. In questo modo assorbe da noi qualcosa di sensato che lo stimola al gioco. Prende esempio da ciò che vede fare agli adulti e inizia a giocare imitando a suo modo, elaborando tutto ciò che osserva, e così impara.

I bambini hanno bisogno della nostra presenza, ma non significa che dobbiamo starli a guardare mente giocano, oppure che dobbiamo giocare con loro. A loro serve che siamo presenti, ma nel frattempo possiamo svolgere le nostre attività.

Steiner e l’educazione steineriana. Come fare per impostare le regole?

L’esempio è sempre il modo migliore per trasmettere abitudini e regole. Se vogliamo che nostro figlio impari a mettere a posto i giochi, prendiamolo per mano e facciamolo insieme. Mostriamo i comportamenti che vogliamo fargli apprendere. Usiamo noi le parole e le azioni gentili che vogliamo che abbiano, loro imparano da ciò che facciamo, non da ciò che gli diciamo di fare. Ovviamente ci vuole tempo. Non serve ripetere a un bambino piccolo che deve salutare le persone che incontra, serve che lui possa assistere quando incontriamo persone per strada e le salutiamo.
L’esempio e la ripetizione nel tempo insegnano. Dobbiamo aspettare pazientemente che assorba il comportamento, non pretendere che capisca subito ciò che vogliamo che faccia.


Se dobbiamo difenderlo da qualcosa di pericoloso, lo prendiamo e lo togliamo dalla situazione: spieghiamo con pochissime parole e proponiamo un’altra attività.

Come cambia il bambino a sette anni

Dopo i sette anni, il bambino imita meno, ma chiede all’adulto di essere una guida. Adesso sceglie un riferimento a cui tendere per capire il mondo. Se prima il mondo veniva accolto nella sua interezza, adesso il bambino inizia a selezionare. Inizia a costruirsi un’interiorità che è separata dal resto del mondo, inizia ad avere una capacità intellettuale, ma ha sempre bisogno di immagini, non di concetti astratti.


Intorno ai nove anni è molto più evidente il risveglio di coscienza. Sente di essere un io, un essere separato da tutto il resto, ne parlo in questo articolo.

Condividi
AMAZON SHOP ALLE
0 Condivisioni

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.
0 Condivisioni
Share
Tweet
Pin